michele potè
Avvocato a tempo pieno, ex vicepresidente della Rete Lenford. Categorie |
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La Corte di Cassazione con l’ordinanza depositata il 15.12.2020 ha posto la parola fine sulla vicenda che era nata a seguito di un’azione avviata nel 2014 da Avvocatura per i diritti LGBTI- Rete Lenford per far accettare il carattere discriminatorio delle dichiarazioni rese dall’avvocato Carlo Taormina durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara”, il quale aveva dichiarato a più riprese di non voler assumere collaboratori omosessuali nel suo studio legale. Il ricorso proposto dal Taormina è stato totalmente rigettato.
La Corte di Cassazione ha tenuto conto dei principi enunciati dalla Corte di Giustizia UE che con la sentenza del 23.4.2020 aveva risolto le questioni pregiudiziali poste dalla Cassazione stessa. Il Giudice di legittimità ha statuito che nel caso di discriminazioni collettive senza vittime identificabili le norme di diritto nazionale hanno una portata più ampia di quella prevista dal diritto dell’Unione Europea e l’interesse ad agire per avviare un’azione per accertare tale discriminazione è di tutte le associazioni rappresentative dell’interesse collettivo leso, la cui rappresentatività deve essere accertata sulla base dell’esame del loro statuto e delle finalità di tutela dell’interesse assunte a scopo dell’associazione stessa. Nel merito delle dichiarazioni oggetto della causa la Cassazione anche in questo caso ha applicato i criteri annunciati dalla Corte di Giustizia UE, confermando la natura non ipotetica delle stesse e il loro contenuto discriminatorio, essendo il protagonista della vicenda un avvocato molto noto e titolare di uno studio professionale. La condanna non si pone in contrasto con il diritto alla libertà d’espressione di cui all’articolo 21 della Costituzione, perché tale diritto deve essere contemperato con la tutela dei diritti inviolabili di cui agli articoli 2.3 della Costituzione e con la tutela del diritto effettivo al lavoro di cui all’articolo 4 e 35 della Costituzione. Si tratta di un precedente molto importante in materia di diritto antidiscriminatorio anche perché i principi enunciati dalla Corte di Giustizia UE saranno applicabili a tutti gli stati dell’Unione Europea.
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